Si fa presto a dire Frida

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Di lei si sa o si pensa di sapere tutto. Ma, visitando l’esposizione romana alle Scuderie del Quirinale, aperta dal 20 marzo al 31 agosto 2014, ancora ci si può stupire della sua furia vitale, qualcosa che non può ridursi a puro nozionismo, o a becero gossip, perché avvertita dall’interno di chi osserva le sue opere.

Quella per Frida Kahlo spesso è un’infatuazione pop, di cui oggi è diventata icona tanto quanto il Che.

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 Frida Kahlo, Autoritratto con vestito di velluto, 1926

Olio su tela, cm 79,7 × 59,9. Collezione privata. © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

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Ci sono tele di Diego Rivera in questa mostra, esposte accanto a quelle di Frida. Stride la compostezza e la profondità dei suoi soggetti in confronto al più glamour, più smaliziato tratto del massimo pittore messicano, capace di omaggiare le signore di buona società in pose hollywoodiane per poi farsi cacciare dalle rimostranze di Rockfeller in persona per aver ritratto Lenin nel murale dell’Unità Panamericana sull’edificio simbolo del capitalismo americano.

Prima dell’incidente, a Frida, i pennelli erano serviti solo a ritoccare a colori le stampe in bianco e nero di suo padre, fotografo. Iniziò a dipingere per necessità, nel letto d’ospedale dove i medici le avevano predetto morte certa.

Autoritratti, autoritratti.

– Perché mai tanti selfie, Frida?

– Perché è il soggetto che conosco meglio-, rispondeva.

Semplice, naif al punto giusto, comprensibile alle masse. Pop.

Pazza di Diego, si fece ispirare al punto di farne il suo terzo occhio, per lui ingoiò ogni boccone amaro ma nel tempo rimase supremamente Frida.

Dipinse per passione, lo fece su commissione, si innalzò sempre al di sopra delle sue sofferenze.

E sorpassò Rivera in fama proprio nel momento di massima distanza tra loro, dopo gli aborti, dopo i tradimenti, dopo la cacciata di lui dagli USA.

Umanamente sfogò su tela la propria rabbia, in una drammatica dichiarazione senza appello: “Il mio vestito è appeso là”. Là, significa negli USA, proprio sopra una corda tesa tra estremi ancora oggi inconciliabili, mesto trofeo di un duello che non avrebbe mai voluto disputare.

Morì lottando, e controvoglia. Un uomo delle pulizie trovò dietro al suo letto un ultimo acquerello simile a una pappetta di colori. Fa quasi male vederlo incorniciato e esposto, dopo i capolavori. Quella di Frida è una terribile e magnifica storia umana, senz’altro un simbolo di riscatto per tante altre storie misconosciute.

Amare la sua arte, però, non è per niente pop.

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16 Risposte to “Si fa presto a dire Frida”

  1. poetella Says:

    mah…
    a me non piace.
    Sorry…

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    • frperinelli Says:

      Ci mancherebbe… A ognuno i propri gusti.
      Approfitto del tuo commento per precisare che in Frida Kahlo trovo attraente, inquietante e a affine alla mia sensibilità la declinazione apparentemente autoreferenziale del surrealismo, il movimento dell’epoca. E poi l’intelligenza, il messaggio di quegli occhi fissi sull’osservatore, la tenacia, la positività, il movimento che si riesce a immaginare sotto l’immobilità impostale dalla vita e riportata su tela in modo spesso disturbante. Anche se, forse non soltanto perché autodidatta, visto che era molto colta, ma più per provenienza geografica, gioca sul confine con territori naif, e il naif è genere che a me non piace (penso ad un’altra pittrice, di epoca precedente, Suzanne Valadon, madre di Utrillo, vista di recente in un’altra mostra, quella su “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti”, per me una mano troppo infantililistica).
      Si può decidere di non guardare i suoi quadri perché non li si apprezza, quindi, ma c’è una quantità di persone, tra quelle che ingrossano le fila di esposizioni come questa, che tratta Frida Kahlo come un fenomeno da baraccone, e trovo offensivo nei riguardi della memoria di qualcuno che ha devoluto la propria vita all’Arte, che se ne consideri l’immagine in senso esclusivamente scandalistico. Esiste una dimensione sensuale dell’esistenza che ciascuno declina come crede, e nel suo caso si è incanalata in un flusso artistico che può piacere o non piacere ma, questo il senso del post, che merita rispetto.

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      • Wish aka Max Says:

        La prima parte del commento riguarda i tuoi gusti personali, mi piace che tu cerchi al tuo interno, ed esprimi lucidamente, ciò che ti appassiona e ciò che ti piace.
        La seconda parte del commento invece riguarda il rapporto delle persone con l’Arte. Purtroppo hai molto ragione, ma purtroppo ho la sensazione che se non esistesse una dimensione scandalistica la Kahlo forse non sarebbe stata neanche ricordata. Mi piace molto l’idea della dimensione sensuale dell’esistenza. Mi piace perché la scelta di parole è bella. La declinazione della Kahlo è senz’altro interessante. Ed è fuor di dubbio che chiunque esponga se stesso al giudizio del pubblico merita rispetto. Indipendentemente da tutto.

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        • frperinelli Says:

          Ho capito, non piace neanche a te 😀
          No, però, guarda che ci sono alcune opere della Kahlo che letteralmente mozzano il fiato.
          Ma lo so, lo so: a te la donna piace depilata. Scherzo affettuosamente, Max, tu sei uno di quelli che si espongono in prima persona e io, fondamentalmente, ti rispetto.

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      • poetella Says:

        Concordo con ogni tua accorata parola…
        (anche se non mi piace l’artista partecipo empaticamente alla sua… dimensione artistica)

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  2. misterk3 Says:

    Bel post, mi piace!

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  3. ubik Says:

    oddìo non mi piace Frida

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