Il primo dei sette sensi torna a farsi sentire.
Illustrazione di Davide Lorenzon
L’urlo sghembo di un telefono ha del terrificante, squillava già da tanto ma nel sogno era il drago che soffriva, trafitto da San Giorgio, che ero io. Ho fatto “Pronto?” E un crollo di fatti è andato ad annodarsi al rombo del troppo vino non metabolizzato. Ah, sì, la festa. Quasi ritorno a quando… ma intanto all’altro capo il Capo grida: “Sveglia! C’è un fulmine caduto da documentare.” Io da cronista “Certo.” Gli ho replicato “Sicuro che non mancherò”. Raddrizzo il corpo e parte diretto un colpo alla mia tempia. Che sia un lembo del lenzuolo ricaduto, o ancora l’eco del tuono, non fa differenza. È in questo punto esatto che risorge l’urlo del drago ancora intrappolato tra le orecchie. E lo sostiene quello del telefono, e le parole vuote udite, a forma di saetta zigzagante. Il tutto si fa troppo, non posso che scappare. Il…
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22 febbraio 2019 alle 17:59 |
bello questo post sull’udito.
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22 febbraio 2019 alle 22:14 |
Grazie 😊
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22 febbraio 2019 alle 22:24 |
😀
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