Accostamenti, parole, voci.
Helen tese distrattamente una mano. Bevve un sorso di caffè con la lettera stretta contro la tazza. Solo più tardi si ricordò come le era sembrata sbagliata quella lettera, il fungo velenoso in mezzo al giardino della sua posta, e di quanto le fosse apparsa inopportuna, lì in agguato su quella calma superficie stratificata. La aprì, quasi meccanicamente, e si mise a leggerla.
“Cara Capra
come ci si innamora? Si casca? Si inciampa, si perde l’equilibrio e si cade sul marciapiedi, sbucciandosi un ginocchio, sbucciandosi il cuore? Ci si schianta per terra, sui sassi? O è come rimanere sospesi oltre l’orlo di un precipizio, per sempre?
So che ti amo quando ti vedo, lo so quando ho voglia di vederti. Non un muscolo si è mosso.
Nessuna brezza agita le foglie. L’aria è ferma.
Ho cominciato ad amarti senza fare un solo passo. Senza neanche un battito di ciglia. Non…
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10 giugno 2013 alle 13:24 |
Beh…devo dire che è un testo particolarmente bello: ironico ma con una nota di tenerezza.
Certo che il suo pensiero diverge notevolmente dalla reale risposta di lei…(nei sogni tutto è possibile, così come nel virtuale – mi verrebbe da dire).
ciao
.marta
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10 giugno 2013 alle 13:27 |
Ciao Marta, se non l’avessi fatto, ti invito ad ascoltare le letture associate ai brani. Scudiero Jons è un fabbricante di sogni sonori.
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