L’unica cosa certa

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Sono uscita da casa tua in pantofole senza sentire freddo. Anche rientrata al mio appartamento, non me ne sono accorta della svista. Ero stanca, tenevo gli occhi chiusi mentre mi lavavano i denti e, quando è stata ora di dormire, giurerei che mi abbiano rimboccato le lenzuola. Nel cuore della notte le tue unghie mi hanno graffiato le caviglie. E dai, lasciami stare, l’ho detto a te ma invece erano loro, le pantofole, a pungolarmi solo per giocare. Stanno meglio da me, me l’hanno confidato. Non dai loro le giuste attenzioni. E non le indossi mai: le tieni lì, in caso di una mia visita serale. Non sono neanche pantofole, ma plastiche ciabatte da piscina. Le ho trovate stamattina, addormentate in coppia sotto al letto. Chissà com’è, stavolta le ho riconosciute, ma non è stato strano. Come se fossero con me da tanto tempo. Magari sono stata io a prestarle a te. O ieri sera è stato solo un sogno. Forse non era ieri, ma un tempo imprecisato nel passato, in cui mi pungolavi per giocare. Che poi, in realtà, non me le hai mai graffiate, le caviglie. Di te non ho un ricordo definito, e se ci penso bene, in fondo, in fondo, in fondo, non esisti. L’unica cosa certa che mi resta, è la realtà di queste due pantofole, la loro silenziosa devozione. Le ho svegliate e sono state subito ai miei piedi. Mi hanno preparato anche il caffè.

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Una Risposta to “L’unica cosa certa”

  1. newwhitebear Says:

    che strano sogno eppure ti sembra vero.
    Serena serata

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