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Una chincaglieria poetica, pubblicata su Vibrisse per il nuovo gioco poetico lanciato da Giulio Mozzi.
[Le regole del gioco sono qui].
Un solo lampadario pende e illumina
il sottostante desco a casa mia,
è unico e proviene da Murano,
uscito da una nota vetreria.
Faceva bella mostra da mia nonna,
adesso ce l’ho io, mi ero impuntata:
la luce frammentata dalla gonna
colora anche da spento la giornata.
Nel resto degli ambienti lampadine
che penzolano in basso dai supporti
dimostrano che le sole cose vive
son quelle che appartenevano ai morti.
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(Sono pentita del penultimo verso, farò penitenza in qualche modo)
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Tag: Lampadario, Le cose che ci sono in casa, Poesia, Vibrisse
19 giugno 2014 alle 19:29 |
Perché pentita?
Trovo che la chiusa sia significativa…mi piace!
Ciao Francesca
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19 giugno 2014 alle 21:13 |
Bella.. Si forse un pò stona,ma non essere troppo dura con te stessa 😉
Ciao
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19 giugno 2014 alle 22:40 |
Ero incerta su metrica e rime, e si nota. Ma sono comunque più che morbida nei miei confronti visto che l’ho pubblicata lo stesso 😀
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19 giugno 2014 alle 23:09 |
Bella! E bellissimo il lampadario.
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