(paolonori.it 31 agosto 2016 )
A quei libri che ha citato nel suo post Paolo Nori, dovrei aggiungere che, a me, da ragazza, Fromm ha richiamato Fromm; Hesse, altro (e poi tutto ma tutto) Hesse; dopo il Gabbiano, di Bach ho letto Un ponte sull’eternità per ben tre volte; la serie zen si è limitata al tiro con l’arco e alla motocicletta, ma mi hanno risucchiato pure: tutta la fantascienza di Heinlein, tutto Andrea De Carlo (anche se Arcodamore, prima delle ultime pagine, l’ho lanciato con gesto atletico in un cassonetto, ed era già il 2003), moltissimo Camilleri, e ho volontariamente sorbito perfino tre degli sbobboni confezionati dalla premiata ditta Elena Ferrante.
Continuo a trovare Paolo Nori piacevolmente affine, rassicurante, nella sua ripetuta ammissione di normalità. Bello entrare in metropolitana la mattina e scoprire di avere in comune cotanto bagaglio, così innocentemente imbarazzante.
Unico neo: La Prosivendola, mi manca. O meglio, ce l’ho. Era stato un regalo di compleanno di Fabrizio, il mio ragazzo ai tempi dell’università. Aveva accompagnato il dono con il commento: “è pure l’autore preferito di…” (la ragazza succeduta a me, dopo che ero stata lasciata) e Pennac non sono mai riuscito a leggerlo. Temo che non sia proprio di mio gusto, in ogni caso non ci ho riprovato.
Ma con Fabrizio siamo ancora amici, non abbiamo mai smesso di esserlo, anche senza sentirci per anni, perché siamo stati sempre gentili l’uno con l’altra e non abbiamo mai compiuto atti senza ritorno, del tipo che ti costringe a cambiare lato del marciapiede a vita, se ti rincontri per sbaglio. Se fosse accaduto questo, allora sì che mi vergognerei. Non per la lettura di libri di formazione o di gusto popolare.
Prima o poi (salvo eccezioni) si cresce.
Tag: Andrea De Carlo, Daniel Pennac, Elena Ferrante, Erich Fromm, Francesco Alberoni, Herman Hesse, Paolo Nori, Racconto, Richard Bach, Zen
Rispondi