Sarà passato più di un anno quando Nando e Davide di Cartaresistente mi hanno coinvolta nel progetto “In busta chiusa“, serie di post alfabetici illustrati da Davide Lorenzon, i cui testi sono prodotti dagli autori che collaborano col loro bel blog.
Quello che leggerete venerdì 18 novembre è un racconto ispirato da tre parole accomunate dall’iniziale “U” ma lontane, lontanissime tra loro. Un testo frigorifero, alieno e col frustino. Lontane anche nel tempo. Lo rileggo oggi e, a occhio e croce, mi pare che l’abbia scritto qualcun altro.
Perché ho scelto la U? Sembra una calamita, di quelle con cui giocavo da bambina. Il polo positivo e negativo che si guardano in faccia e non arrivano a toccarsi mai. Sembra anche un ferro di cavallo, che rende stabile il passo. U è un lungo comignolo. U è una curva a gomito. U è una vocale lunga, che si stiracchia, buona per un buongiorno in una mattina nebulosa di novembre come questa.
Tag: Cartaresistente, In busta chiusa, U
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