struttura
senza uno schema ferma alla fermata dello schermo scherzo con scherni e cambi di vocale e consonante
te ne avrei date tante e sante e giuste giusto per mantenere viva qualche rima
ma vedo che non esco dalle tentazioni della lira né dalla forma chiusa anche se getto alla rinfusa segni ed evito accuratamente i sogni e i lamenti e sento che non vorrei sentire e invece tento e vengo tanto tentata – tanto da rendere quasi inutile lo spreco di verbosità e l’imbratto
ora pertanto provo a provocare il primo scatto metto un tessuto fitto stretto stretto lo lego con lo spago del non detto che sembri quello che sembra a te che leggi che sembri quello che leggi a te che leggi che legga quello che leggi a te che leggi e uso questa mia base come canovaccio prendo e la strappo e quindi poi ne faccio
coriandoli finissimi – vedessi, oh li vedessi! come svolazzano eterei così ben scissi dall’impatto con le lame affilate di questa mia cesoia digitale! digi di di – da da da – dadale – dado dada dadaumpa-pa è un suono da cui emerge una canzone quella degli hello boys venuti qui dell’illinois e tu, saluta le gemelle che sono brave e belle e che sono sorelle e han occhi come stelle e a pranzo mangeran finocchi insieme a caramelle piegate sui ginocchi
non è che io mi blocchi ma, senza alcun oggetto, di che parlo, che m’urge, a che fare lirismo senza tarlo?
stamane sul tiggì e sul giornale tu vedi tante bombe ed è normale e il tale che commenta è sempre uguale e il tale che intervistano è ferale e dice russia carri dostoevskij vuoi mettere la strage di mariupol siamo onesti e via col lungo elenco di capestri e io che non so nulla e non so giudicare vedo soltanto in giro tanto male
un mare tanto
ma tanto, che per giorni ho solo pianto e il lirismo mi si è fatto oscuro e uso le rime a mo’ di scudo regressivo e l’assenza di struttura
[lo so che un anno fa a gennaio avevi detto
vedrai che dopo il covid sarà anche peggio
stanno testando la vostra sudditanza
e poi a ottobre – in odore di latitanza – avevi rilanciato
vedrai i rincari dell’energia adesso
vi vogliono in ginocchio
ed è successo
ma avevi detto anche:
gli ebrei sono discesi dalle stelle
e non gli è stato torto mai un capello
che nella storia tutto viene distorto
e hai detto pure quello:
che l’uomo sulla luna non è sorto
e non è vero (e non è vero il resto)
lo so non tanto perché credo nella scienza (la scienza non è cosa in cui si creda)
quanto perché non credo nella trascendenza
come ai progetti vaghi di una casta
e perché la tua vita intera mi dimostra
la forza di ogni singolo egoismo
che pensa disfa e fa solo al presente
distrugge ogni struttura del futuro
corriamo già benissimo da soli
verso il baratro oscuro]
è l’unica cosa certa per me, giuro
Tag: crossover, Francesca Perinelli, Mariupol, negazione, Poesia, struttura
5 Maggio 2022 alle 17:00 |
bello
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6 Maggio 2022 alle 22:21 |
divertente
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