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La ragazza K si era alzata in punta di piedi, aveva raggiunto il bagno e chiuso la finestra, era ancora buio e l’aria di settembre metteva i brividi addosso. Dando un’occhiata attorno -tutto era ancora fuori fuoco, meglio così- si era accucciata, e poi pulita e alzata senza tirare l’acqua, per non svegliare il vicinato la mattina di domenica. Una delicatezza rivolta a sé, per non rovinarsi il gusto dell’ultimo giorno senza molestie sonore. In tutta l’estate li avrà sentiti si e no due volte, di ritorno dai loro viaggi, due picchi di insensati decibel, e poi ancora altro silenzio.
Uscì dal bagno. Teneva le infradito tra le dita ma senza dare peso al buffo caso di omen nomen mattutino.
Se le infilò ai piedi, mise l’acqua del the nel bollitore, andò in balcone. Corolle chiuse, nuvole rade appena striate di un rosa incerto, voci di uccelli mattutini. Un motore lontano che si accendeva a intermittenza. Come si potesse fare giardinaggio prima dell’alba, non lo sapeva e non le interessava.
Tutto finisce oggi, pensò. Tuttavia non sarebbe sembrato.
Aspettò che il sole sorgesse. Come appoggiò la mano all’infisso per rientrare, vide la propria immagine riflessa. Pensò che quella cornice le donava. E che l’alba delle mattine di settembre era perfetta.
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Phil Collins – Thru these walls
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8 settembre 2013 alle 10:34 |
è uno dei momenti da me più amati, la piccola storia che contiene è altrettanto piacevole
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8 settembre 2013 alle 10:37 |
Grazie Massimo, buongiorno e buona domenica.
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8 settembre 2013 alle 10:38 |
anche a te
🙂
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8 settembre 2013 alle 21:46 |
Mi spiace, non volevo disturbare. Nessuno si è mai lagnato per il rumore della falciatrice, è quasi nuova.
E’ che ogni volta che lo sguardo mi cadeva su quella ragazza al balcone mi emozionavo, la mano mi scivolava, e il motore si spegneva.
In futuro non staccherò gli occhi dal prato che sto tosando.
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8 settembre 2013 alle 22:12 |
Ma no, nessuna lagnanza. Magari la prossima volta falle un fischio e prima di attaccare sorseggerete un the insieme.
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9 settembre 2013 alle 08:41 |
Sono in un mood talmente negativo che ho appiccicato un finale tragico alla storia. Bella e intensa, e bella l’idea che ognuno può immaginare il seguito che crede. Io non riesco mai a fare cose così, so’ proprio ingegnere… devo sempre spiegare tutto e raccontare tutto nei minimi dettagli… a volte quando sto scrivendo penso (alla Johnny Palomba) “cevorebbeunopratico” 😉
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9 settembre 2013 alle 15:47 |
Apriti ai finali aperti, Màcchese. Vedrai su quali e quante gioie ti si spalancherà il sipario dell’esistenza 😀
E dai, tirati su…
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9 settembre 2013 alle 15:53 |
Ora srotolo il viluppo nel quale mi ero accomodato e “mi tiro su”. Per fortuna ho ricevuto una chiamata di una bella persona, stamattina. Aiuta a sciogliere i viluppi.
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9 settembre 2013 alle 15:54 |
🙂 Un abbraccio
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