Non

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Un osso di bue

Non aspettarti un sonetto che metta in riga, armato,

l’esercito dei giorni, nemmeno per un poco

che citi nomi e fatti, prima di fare fuoco,

schiantandolo in un grido sul selciato.

 

Ma che spavento, quale evento oscuro,

l’avvento delle schiere dell’aprico:

spaccano il muro e svelan, da una piccola

ansa, il vero, tutto, duro e puro!

 

Non chiederci una quartina che possa risarcirti,

fuorché ‘sto smorto fregno, tristronzo e pure gramo.

Il massimo che qui potrà apparirti

è un ricettario strano per un mamo.

 

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4 Risposte to “Non”

  1. lois Says:

    Mi sembra d’essere calato in Toscana d’altri tempi. Ma ti confesso che il Tristronzo toglie ogni dubbio (seppur fugace) sulla contemporaneità del brano!

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  2. mariano Says:

    Lo stile è incisivo, mi piace molto. Il grado di difficoltà è alto. Però l’ambiguità di certe “schiere dell’aprico” o del “vero, tutto, duro e puro” in termini di comprensione del senso (originale, da intendere) è tale da confondere anche chi è allenato ai sonetti e ai giochi di parole. Ecco perché la sostanza poetica non si deposita, sfuma e mi dispiace. Ma sono io che non capisco, e mi compatisco… Ciao!

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