Per essere precisi, il termine individuerebbe una tendenza autoriferita, di per sé di scarso interesse universale. Ma, in Vibrisse, avendo avuto l’accortezza di premettere l’impossibilità di esaurire le maialate in un’unica raccolta, Eusebio Gnirro ne propone, insieme, la sua apertura all’Altro (Acrotomofilia).
In una società dove non è usuale chi esibisca un danno o una malformazione senza provarne vergogna, la voce del Sommario assicura che, se invece ciò avvenisse davanti a un acrotomo/apotemnofilo, e si abbia la fortuna di osservare lo sviluppo dell’incontro, sarebbe “impossibile restare indifferenti di fronte allo spettacolo del bene che ha la meglio sul male”.
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A margine: Penso che possa contribuire a entrare nel tema la lettura di “Good country people” *, racconto di Flannery O’Connor (in versione italiana incluso nella raccolta “Tutti i racconti” edita da Bompiani), sebbene lo Gnirro prediliga nella sua trattazione un’inclinazione umanitaria sconosciuta alla prosa asciutta della O’Connor, porta d’accesso ad altri simbolismi.
*) Rimando al pdf in lingua originale pubblicato dal sito http://faculty.weber.edu/.
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