di Francesca Perinelli
Temporeggiare pallido e assorto davanti a bivi sempre più corti e simili alle forcelle d’osso di petto di pollo. Nemmeno ti sforzi più di tirarne un’estremità, scegli il non fare. Non sai se è il tempo che vivi o la tua stessa esistenza a renderti tanto esausto. Non vuoi considerare il monito dei futuri rimpianti. Collocazioni spesso traumatiche portano lasciti di ferite sanabili a stento e in seguito fastidiose cicatrici da curare. Gli adattamenti non facili, piuttosto elaborati, prolungati nel tempo, le riconfigurazioni neuronali, l’elaborazione di scorciatoie mentali, non fanno più per te che non vuoi chiederti a ogni nuovo angolo cosa c’è dietro e come comportarti per non arrivare a sera distrutto. Il tempo si è dilatato nel memorizzare ogni novità di ventiquattr’ore tutte importanti, che scorrono nel tentativo di scoprire il loro stesso senso. Ti dici giovane dentro ma non riesci più a stare al passo. Per questo non provi più a informarti, e bolli gli slanci giovanili come perdenti e vani. Per questo diffidi del prossimo e non fai più amicizie. Per questo non t’innamori. Non cedi a lusinghe e promesse. Gli abbracci notturni evocano insofferenza per il russare altrui. Non cambi casa per l’incubo del trasloco e accumuli compulsivi ti soffocano nelle vecchie stanze. Diventi un orso, eviti, parli poco, eludi. Speri nella cautela, nelle acque ferme, tutt’al più appena appena crespe, guardando un film che ricorda la vita come l’avevi immaginata. L’onda del tempo si è fatta contratta e corta, il vento non incontra ostacoli, oggi è domani subito, e subito non sei più in vita.
Tag: Blog, Fato, Paure, Quadrilogia, V-CRT
27 giugno 2019 alle 15:05 |
l’ansia, la paura che ti prende e ti rende incapace di reagire, lasciandoti travolgere dagli even
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