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un odore, dieci anni fa

11 novembre 2023

(rirovamento in un angolo del cloud)

non sono sicura che sia mia, è passato troppo tempo, allora scrivevo tantissimo. se qualcuno vuole rivendicarne i diritti, si faccia avanti e gliela restituirò serenamente.

(salvata il 4 marzo 2013)

“Ho avuto un’infanzia veloce, un soffio e non c’è stata più. Giorni dei quali ritorna l’odore a infilarsi dal naso al cervello, dritto e diretto. Spalanca pesanti sipari quel senso, il colore del cielo diventa importante. Cammino più piano, per guardarlo meglio. Chi passa si scosta, lo guardo attraverso. L’odore mi fa fuori da me. Mi fa fuori, ecco il punto. E meno male che si muore, alla fine. È dura sopportare tutti questi ritorni in vita che uccidono continuamente il presente. Io ci vivo nel presente, capito? Non come te che cammini rivolta verso i tuoi stessi passi, come se dovessero insegnarti loro la strada. Ma non c’è modo, o verso. Basta cambiare un’abitudine, ecco, oggi che dovevo fare quella fila alla posta, e poi portare il gatto dal veterinario. Tanto daffare porta il tempo a scorrere veloce. Un soffio, e anche la mattina non c’è già più. Il vento porta in giro odore di cucina, alzo la testa dal solito percorso e vedo che la gente è rilassata. Fa cose diverse dal correre e affrettarsi. Mangia bocconi e ride agli altri mentre parla. La gente quando mangia ti è più amica. E poi le ombre sono corte e nette, calpestate dai corpi che non ci fanno caso. E tutto è così pieno di senso che dimentico verso dove sto correndo. Cosa sto andando a fare. Chi devo incontrare. Perché non sono felice. Perché non sono più felice. Sembrano i giorni di quando tornavo da scuola per far pranzo. Erano albori di pomeriggi nuovi. La vita un’avventura da scrivere su fogli bianchi. Estate anche d’inverno. Desiderio di qualcosa che non conoscevo. Anche l’udito si risveglia dal torpore e ritrova canti di uccelli che chissà se erano già qui nei giorni scorsi oppure no. Chissà se l’uomo bellissimo che ho incrociato non si è accorto di me solo per la mia faccia corrucciata. Forse le lacrime non aiutano il mio sex appeal. Ma sono stanca, sono stanchissima, lontana e lontanissima da me. E non ci vuole niente a ritornare nel presente. È più sicuro, è qui, è concreto. E sta giurando che lui non mi lascerà.”

Poi si alza dalla sedia accanto alla mia, io sono la prossima, e ingoia in fretta la pillola portata a mano dall’infermiera dai capelli di spugna. Passa del tempo, non so dire quanto, non l’ho contato. Esco dal portone dell’ambulatorio rivolgendo un cenno della testa al portinaio. Per me la vita gira ogni giorno uguale. Il gatto che mi aspetta starà già miagolando per la fame. C’è ancora un po’ di luce, il vento si è abbassato. Un uomo bello mi rivolge la parola. Vuole sapere per dove si va al Colosseo. È uno straniero e mi sorride, so per certo che non allungherà le mani. Ma io per abitudine serro le braccia sul petto e guardo in basso. Gli indico la strada, non capisce, io parlo troppo piano. Chiede al passante successivo. La mia perturbazione è già passata, guardo con occhi languidi intorno. Le strade sono tutte tracciate, non resta che percorrerle. E meno male che si muore ancora. Non potrei sopportare di scorrere una vita senza fine, in cui ogni giorno porti una novità. Non sento più gli odori, e meno male. Non vorrei scoprire che il mio gatto non mi piace. Non arriverei a ucciderlo, ma lo sbatterei fuori casa con la scopa. E la signora Tripodi sempre sul pianerottolo, mi guarderebbe male. E tirerebbe fuori quel suo odore di ostriche avariate, così sarei costretta a cacciare via anche lei. Con la scopa, insieme al gatto, insieme ai vasi di quei fiori dall’odore troppo forte. Quell’odore che anche se ora non lo sento, riesco a ricordarlo. Chissà perché quell’uomo così bello non mi ha chiesto di spiegargli meglio, anche se io tenevo le braccia chiuse sul petto. Sarà stato per le lacrime sulla mia faccia corrucciata. Nel ricordo troppo forte di un odore che non c’era.

Mia sorella ha abbassato la cornetta. Si è fatto tardi, l’ho dovuta liquidare. Lui passerà a prendermi tra poco e non ho ancora deciso cosa metterò. Il giorno oggi sembrava non finisse mai. Ed è già ora, adesso è proprio l’ora. Ma a me va sempre tutto bene, e a volte meglio. Se rischio spesso è perché così aumento le possibilità. E non mi faccio mai mancare niente. Voglio permettermi di farmi trovare sulla porta coi jeans, tanto lo so che me li sfilerà di dosso con gli occhi.