It’s not all religious festas

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Sarà perché vengo dalla periferia, che mi hanno sempre detto che non sono una vera romana, ma ogni giorno venire a lavorare in centro mi elettrizza.
Mi aggiro col naso per aria, mi pare sempre un posto nuovo. Mi piace, Roma. Il centro, appunto, soprattutto (e ci sono molti centri della stessa città, alcuni davvero in centro, altri fuori le mura, altri fuori dal Raccordo, e secondo il Piano Regolatore ce n’è uno pure a Ostia).
Questa città è tremenda, questa città mi piace.

Che ridere, i turisti stranieri. Non ci capiscono niente, specialmente quando si tratta di attraversare. Fanno gli spacconi se stanno in gruppo. Ma a volte ne aggancio qualcuno solitario, al massimo sono un paio, meglio se donne che sento parlare russo.
Dò indicazioni, mi faccio in quattro, sono gentilissima. Loro si mettono a ridere appena mi allontano, credono che non me ne accorga. Devo avere una pronuncia tremenda ma per me è lo stesso. Forse quello che dico suonerà un po’ come quando provo a usare il traduttore automatico:

Jazz, moda, fotografia, teatro, tennis: non è tutto festas religiose
I Romani, perenni amanti dei divertimenti, non hanno mai bisogno di molto di un pretesto per un ginocchio-up, in tempi antichi un enorme 150 giorni sono stati stanziati ogni anno per R & R.
Sebbene moderno-giorno i romani si devono accontentare di un misero dieci ferie annuali pubbliche, il totale finale è di solito un po ‘di più: ogni tipo di vacanza che cade a metà settimana è sempre preso come un invito a tariffa il ponte (‘ fare un ponte ‘) – prendere un giorno o due off tra la festa ufficiale e il fine settimana.
Importanti feste religiose tendono a chiudere l’intera città.
Diversi quartieri di Roma tenere su scala ridotta le celebrazioni dei loro santi patroni proprie a modo loro, da scoppi calorifici a sfilate in costume, fuochi d’artificio a stravaganti.

Ma che ne capiscono.
Sì, perenne amante dei divertimenti un po’ lo sono. Ma a modo mio. Per esempio mi diverto a scegliere se fare la turista o accogliere i turisti. Questa città è casa mia, entrate pure ma pulitevi i piedi sul tappetino e fate come vi dico.
A pranzo mi allungherò sulla mia bella bici a trovare un’amica a Villa Borghese. Passerò sui viali ciottolosi, faticherò in salita, forse scivolerò e mi sbuccerò le ginocchia (ginocchio-up? O piuttosto down). Chi lo sa.
Sono pronta a stupirmi. Ad ogni angolo un fatto nuovo, o anche vecchio e meraviglioso. Come quando sono entrata per caso nel Museo Canonica con un amore antico. La casa-laboratorio dello scultore parla attraverso le statue, i bozzetti, gli strumenti di lavoro lasciati a impolverare in eterno in quelle stanze dove il tempo si è fermato.
La scultura mi emoziona fin da bambina, quando lasciavo che la coda dei compagni di classe si esaurisse in uscita dalla sala appena visitata e, non vista, mi avvicinavo alle testine degli antichi tutte accalcate al Museo Barracco e le accarezzavo velocemente o ci schioccavo sopra un bacio.

S’è fatta ora, vado incontro allo stupore.

 


Ode a Medusa con la Cornamusa (Installazione, 2010. Museo Canonica, Villa Borghese, Roma)

 

 

 

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13 Risposte to “It’s not all religious festas”

  1. Ileana Says:

    Ciao ragazzi, se volete fate un salto sul nostro blog : http://www.weekendout.it , troverete tante idee ed eventi a Roma e .. non solo! 🙂

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  2. masticone Says:

    sei una grande…

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  3. ubik Says:

    Ah! Ho vissuto a Roma benissimo: giravo in motorino, al cinema all’ultimo spettacolo, pomeriggi dietro a presentazioni libri, mostre di fotografia e tante passeggiate sotto quel cielo così barocco

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