.
Non sono una donna appariscente, eppure,
– mi hanno messo le mani addosso, senza che lo volessi, in autobus, in metro, in piscina, in bicicletta, nel corso di discussioni con diversi fidanzati, durante una visita di controllo dopo un’operazione, e chissà quante altre volte che ora non ricordo,
– durante un esame mi sono state proposte intercessioni non richieste presso docenti di corsi che avrei dovuto seguire all’università, in cambio di un incontro privato col professore che mi stava valutando. E, dopo la mia risposta di scherno, ho subito minacce telefoniche da sconosciuti, notte e giorno, per oltre due anni, finché non ho dato segni di crollo psicologico,
– sono stata costretta a vestirmi, muovermi e parlare in modo da allontanare dall’interlocutore ogni velleità di approccio per costringerlo a concentrarsi su ciò che dico.
.
Non sono una donna appariscente, eppure,
– ho chiesto le mani addosso, le ho messe a mia volta, ottenuto, al momento opportuno, il consenso anche solo con gli occhi, e ho considerato un privilegio l’ingresso nella sfera altrui,
– ho ricevuto aiuto e gentilezze da parte di uomini non sempre spinti dall’attrazione per me, anche quando ero in grado di farcela da sola. Ho accettato e, a mia volta, ho offerto aiuto e gentilezze, a uomini e donne, senza chiedere mai nulla in cambio e accettando l’eventuale rifiuto,
– mi convinco a vestirmi, muovermi e parlare in modo da sentirmi in armonia con me stessa (vale a dire: se sono stanca e magari febbricitante resto comoda e in disparte, se invece avverto l’energia scorrermi dentro, indosso l’entusiasmo e vado incontro al mondo col sorriso),
– dico ciò che penso e, un attimo dopo aver respinto le eventuali avances, tento di riprendere il discorso interrotto, e di costringere l’interlocutore, stupito, a focalizzarsi sui concetti.
.
Ci ho messo anni a credere in me stessa, ma ogni giorno, fuori dalla porta di casa, si innesca comunque una guerra tattica. Poi arriva l’otto marzo e coglie tutti di sorpresa.
La parità al momento non esiste, e ciò è frutto di un “sistema” del quale ciascuno è complice, in misura varia.
Con la sterile incriminazione dell’uomo tradizionale, che a sua volta si lamenta dell’aggressività delle “nuove” donne, aumenta soltanto l’altezza degli steccati che ci separano.
Facciamo qualcosa, sì, ma oggi, domani e per il resto dell’anno, con calma, con coscienza e senza la mimosa in mano.
.
9 marzo 2014 alle 16:13 |
Bellissima Francesca, questo tuo post meriterebbe innumerevoli discussioni e riflessioni. Quel che c’è dentro basterebbe per dare il la and un tomo sull’argomento, e non so se tutti gli stimoli che ci hai messo dentro sono volontari o meno. Già il non essere “una donna appariscente, eppure”, dice tanto. Dice della bellezza che quasi si deve nascondere, scusare di esistere. Una bellezza costretta a vestirsi, muoversi e parlare, non sempre come vorrebbe, ma imprigionata nell’assurdo comando che ci autoassegniamo di “non dar adito a”. Eppure. Eppure anche se non appariscenti, anche se non vestite in modo da palesare la nostra femminilità, tutto quel che non avremmo voluto è accaduto. O meglio, forse non è accaduto, ma ha tentato di palesarsi, ha sfacciatamente provato ugualmente a prevaricare le nostre idee, il nostro sentire, la nostra autenticità. Forse non è solo la bellezza, il pensiero, la vivacità del sentire, che ci rende attraenti di fronte a coloro che tentano di violare la nostra femminilità. Piuttosto è la nostra autenticità, l’essere consapevoli di un corpo che si dona, ma non si vende. E’ una minaccia potentissima ed invincibile di fronte al potere maschilista, e per questo subiamo certe avances, anche se non appariscenti.
Un abbraccio sorella!
"Mi piace""Mi piace"
9 marzo 2014 alle 20:04 |
Eh, queste parole valgono più del post, che ho scritto di getto ma che ho masticato per tutto il giorno prima (l’otto marzo è una ricorrenza che mi mette sempre a disagio).
Abbraccio te e… ti ringrazio 🙂
"Mi piace""Mi piace"
9 marzo 2014 alle 17:06 |
siamo già pari, siamo persone entrambi…nel tempo ci hanno o ci siamo allontanati
sempre di più
c’era più parità se così la vogliamo chiamare ai tempi della guerra. Vedo certe fotografie di donne partigiane, lottavano alla pari degli uomini, stavano tutti insieme….non so io vedo ora maggior distinzione, maggiori muri…
post dal taglio interessante…un’altra prospettiva
… incisiva.
buona domenica
ciao
.marta
"Mi piace""Mi piace"
9 marzo 2014 alle 20:08 |
Vero. Nelle difficoltà si combatte sempre fianco a fianco.
Certo che se una volta tanto si potesse fare a meno della guerra e tornare umani senza troppo spargimento di sangue…
Buon finale di domenica e buona settimana entrante,
Francesca
"Mi piace""Mi piace"