C’era questa fiducia che, in effetti, mi era sembrata troppa, almeno così, a vederla tutta insieme, sui prodigi attesi al passaggio dal vecchio al nuovo anno. È che la vita non è altro che la somma dei suoi giorni, e un anno, cos’è un anno, se non trecentosessantacinque giorni visti un po’ da lontano? Allarghi un altro po’ lo sguardo e puoi vederne due, di anni, entrambi fatti di giorni consequenziali e niente che li separi l’uno dall’altro. E poi, mannaggiammé, c’è che non sono superstiziosa, ecco. Non credo neanche nei miracoli, ma che ci posso fare?
Fatto sta che, anche stavolta dal tetto di un palazzo di otto piani, ho visto lo stesso sfoggio pirotecnico di ogni trentun dicembre, e il mattino seguente si è fatto lo stesso conto di tutti i caduti. Nessun miracolo neanche riguardo al tempo: fa freddo, come ogni inverno. E anche la sfiga ha seguitato a imperversare: per una volta che cade tanta neve, perfino sugli Appennini, no. Ancora niente sciate.
Il Covid ci continua a spernacchiare e, di quelli che conosco, ormai se lo sono già preso talmente in tanti, che lo sento stringersi sempre più a cappio attorno, maledetto. Speriamo bene.
Altro che fine dell’incubo, allora. Già sento che, a fine febbraio, qualcuno se ne uscirà con una qualche castroneria (a)stro***logica. Tipo “Il quadro dei pianeti indica che siamo incappati in un caso di doppia annata bisestile!”
E nascerà la Setta del Bisesto, ci giurerei, che andrà a cercare un nuovo Redentore tra i nati il 29 di febbraio, e avrai voglia a urlare che quest’anno il 29 non esiste: assedieranno piazze, faranno saltare ponti, mangeranno politici, organizzeranno rave, finché non sbucherà, offerto dalle nude braccia di una ragazza-madre povera, un nuovo povero Cristo.
E tutti lo adoreranno, lo metteranno a ingrassare, lo ricopriranno di offerte votive, gli dedicheranno sacrifici umani. E quando, protetti ormai dal vaccino che avranno fatto fare agli altri, e finita l’emergenza per estinzione del virus, torneranno sulle macerie delle loro vite precedenti, dolenti eppure ancora creduli, chiederanno a lui, al Bisesto Redentore, un nuovo miracolo.
Ma lui risponderà: Nghè.