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cittadinanza indiana

18 settembre 2022

Va bene, è passato in cavalleria il fatto che a maggio il blog abbia compiuto dieci anni. Con tutto quello che succede, non dico al mondo, ma almeno nel vicinato, sapere o meno dell’esistenza, conoscere o meno la datazione di uno scricciolo dalla voce flebile, lunatico e riservato come questo può fare la differenza? Detto tra noi, in dieci anni, quello che si è formato qui è un archivio di grande interesse più per l’archivista che per il topo di biblioteca che si trovasse a consultarlo per caso (a meno che il roditore colto non abbia come sua perversione lo sbriciare nell’annaspare altrui alla ricerca di una forma di ossigeno che non risulti letale).

Ora è tutto più chiaro, giusto?

Dieci anni fa (era maggio, e il sole schiudeva per la prima volta le corolle di certi gelsomini galeotti), aprire un blog dove sperimentare era stata una decisione presa all’insegna dell’insoddisfazione per la narrativa come punto d’arrivo, e della fascinazione per tutto un altro tipo di scrittura, e per tutto un altro tipo di prospettive, la cui fuga (il punto di fuga tende sempre all’infinito – consultare, per credere, un qualsiasi tomo di fondamenti di geometria descrittiva) è comune a tutta una quantità di campi di cui l’archivista di cui sopra è perversamente ghiotto (la quantità di tuttə disseminatə in questo periodo ha lo scopo di rendere ancora più evidente la natura della decisione presa).

Dieci anni fa, le fonti elette a riferimento furono poche e, tra queste – scelta felice, confermata a dispetto del trascorrere del tempo e dell’irruenza dei social -, c’era Nazione Indiana.

Oggi (mi dirai: ma quanto, troppo, tempo! Eh no, prova tu a crescere come archivista, quando ti trovi sull’orlo di uno strapiombo, circondato da bungee jumpers) (posso continuare?) (certo, continua pure),

Dieci anni dopo (era una domenica mattina nell’emisfero boreale e il sole finalmente aveva smesso di portare a ebollizione, giorno e notte, ogni parte molle dei fragili organismi che abitavano la terra, quasi portandoli a estinzione, o quantomeno alla ricopertura da mostarde e salse, una mattina in cui settembre assomigliava a maggio, in cui la nitidezza della vista sulle cose faceva risaltare la filigrana dei monti all’orizzonte e il respiro, ah, il respiro…) (ahò, insomma?) (ah, sì),

Insomma, questa mattina si scopre che l’archivista ha fatto bungee jumping. Nazione Indiana gli ha concesso la cittadinanza .

https://www.nazioneindiana.com/2022/09/18/les-nouveaux-realistes-francesca-perinelli


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