– …
Mi volto, le chiedo di ripetere. Lei è in costume, in piedi appena dietro le mie spalle, riformula ridendo una curiosità: quale interesse ho per quelle scogliere. Ma com’è attenta a me, sembra mi stia studiando. Accenno controvoglia al mio romanzo, alla trama che abbozzo in queste ore.
Al centro, una tragedia, un uomo va all’ergastolo per l’omicidio di una donna.
Mi dimostra un interesse intenso, scruta a lungo i miei occhi, ma io volutamente li sottraggo, mi riabbasso, sistemo una spallina, respiro a fondo. Insiste. Mi chiede se è davvero quello l’assassino.
Dico che, no, che non è stato lui, è ovvio.
– E come fai a sostenerlo? – mi domanda a bruciapelo Mauro, ci ha raggiunte senza che me ne accorgessi. È parte del suo lavoro di regista quello di scavare a fondo nelle storie, di renderle credibili, anche quando l’inverosimiglianza è massima. Ma questa è la mia storia, non la sua.
– Lo so e basta -, e tronco in un sol colpo l’ipotesi di una partita a tre.
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