Incontro al blu-cobalto, vado e mi immergo ancora. Una nuova mattina e sono già esasperata. M’inseguono spezzoni di conversazione. Ho lasciato Mauro sul ponte con la ragazza di Lino, lui è in acqua per un’immersione. Parole su parole si rincorrono rimbalzando sulle onde. Sento che lo sta ammaliando su una frequenza che io non sono in grado di sentire. Per questo, galleggio a pelo d’acqua – rombo sottomarino nelle orecchie e sabbia che riempie e manda a fondo il cuore. Quando non ne posso più di tenermi a galla, con molta pena salgo di nuovo a bordo.
Mauro intercetta con gli occhi la mia risalita, io me ne accorgo appena in tempo perché distolga i miei. Il suo sguardo è cambiato, ma non saprei dire come.
Fotografo lui che guarda lei, mentre mio fratello li raggiunge sul ponte e si distende al sole. Simona sorride, e gli si sdraia sopra. Si rigira, pigra, sopra di lui, un paio di volte. Quindi rotola giù fino all’asciugamano, ancora non si ferma. Prima è supina e poi di nuovo prona. Gli occhi di Lino sono coperti dalle lenti scure. Si alza su un gomito, compie una lieve smorfia con la bocca, apre un barattolo e, mani, voluttà e crema, inizia a lavorare sul suo corpo.
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