Le ombre corte e gialle dell’illuminazione artificiale. Vibriamo di legno scuro e odore acre di tek.
– La vittima era giovane e bella, con lei aveva perso tutto. Credo che in quei momenti si possa non riconoscere sé stessi. I propri gesti.
– Che brutta storia –, commenta leggera lei, che giù in cambusa mi gira intorno da un po’, chiedendomi di raccontare la mia trama. Quasi mi affetto un dito, sto preparando il pranzo. Grido:
– Mauro!
Come se fosse l’ultima persona rimasta al mondo.
Il – Sì? – Risuona di una nota incredula per il tono che ho usato.
– C’è del vino?
Mauro si affaccia in fretta, e nel suo sguardo ora leggo il giudizio.
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