Un altro nuovo giorno.
Simona splende al sole e gioca, tenendo tra le dita del ghiaccio. Se lo passa sulle spalle, puntando il mento in alto, scivola con i polpastrelli gelidi verso il petto, torna a osservare i propri gesti sfiorando i capezzoli nudi. Di colpo cerca gli occhi di Mauro. Li trova, e gli chiede qualcosa ancora da bere.
Mauro si volta verso di me, ma mi trova stregata, e, prima di formulare la domanda, si precipita in cambusa. Restiamo noi due sole, immobili, in attesa, imbarazzate dal gioco di sguardi.
Torno al lavoro appena iniziato e che ho davanti, mi lascio inghiottire dalla scrittura al punto che noto all’ultimo momento il ghiaccio che scivola fuori dal bicchiere vuoto di Simona, il mucchio di fogli che, sollevandosi, le vanno danzando attorno. Lei, ora che mi si para davanti, si copre malamente il seno, porgendomi quelli che le si sono appiccicati addosso. Mi do da fare per recuperare gli altri prima che finiscano in acqua.
– Va tutto bene? – Chiede Mauro che mi prende, al solito, alla sprovvista. È risalito con quattro bicchieri pieni, dai quali il whisky sborda, bagnandogli le mani.
– Tutto bene –, la mia risposta meccanica.
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