Fuori coperta, la notte nera punge e affina i sensi.
Lino ha aperto un gavone e ne ha cacciato fuori dei giochi di pazienza. Giochiamo, dunque. Sceglie a caso il tangram di legno. I suoi colori hanno perso mordente e si confondono l’uno con l’altro, ma può tenere assieme i nostri pensieri. Ci vuole il colpo d’occhio. La forza di non perdere di vista il disegno complessivo.
Simona sembra leggermi la mente. Fa domande all’uno e all’altro uomo, scade nel malizioso. E mi ignora.
Ride. Ridono. Lui e lei – Lino si distrae -, Simona e Mauro.
Mio fratello sembra che preferisca non capire.
Lei parla di sceneggiatura con scioltezza.
A me pare di sentire il canto di una sirena.
Mauro, come conchiglia vuota, lo raccoglie e lo amplifica.
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