Dicotomia n. 10 – Esibizione: Fan/Divo

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Il post originale è apparso su Cartaresistente il 12 aprile 2013

 

“Per il suo cane ogni uomo è Napoleone; ecco spiegata la costante popolarità dei cani.” (Aldous Huxley)

Qualcuno incontra il cambiamento in un cammino spirituale. O in seguito a uno shock. Altri cambiano a poco a poco senza nemmeno accorgersene. Io sono orgogliosa di essere cambiata grazie al mio mito. Senza di lui oggi non sarei nessuno. E invece potrei camminare a testa alta al suo fianco, se solo avessi l’occasione di incrociarlo. Bé, io abito ancora in questo fatiscente appartamento di borgata, con nonno sordocieco, mamma casalinga, papà cassintegrato, zio nullafacente, due gemelli teppisti e un vecchio cane bavoso. Ma non contano i dettagli. Conta quello che ho capito in anni di osservazione minuziosa e attenta sui media: che l’esposizione va dosata in gocce, il gesto curato, anche nell’eccesso. Ecco perché, anche se ho bicipiti asfittici come il primo giorno, porto cannottierine che nulla lasciano all’immaginazione, anche in inverno. La gente lo sa, quando mi vede, a quale tribù appartengo. Chi è il mio capo. E io finalmente cammino a testa alta, sapendo ciò che sono. Io sono lui, non conta che appartenga all’altro sesso. Per imitarlo ho anche aperto un blog, e una fan page su facebook. Curo il suo culto come fosse il mio. Che lo venga a sapere è secondario. Ha dato questa svolta alla mia vita e voglio ricambiarlo. Così ho anch’io i miei followers, che mi incitano ogni giorno a dare di più. E ho un piccolo centro di potere, dal quale appaio ben diversa da come sono in realtà. Quando ho dei dubbi, consulto la mia musa e subito trovo la giusta ispirazione. Io sì che lo capisco, perché ormai ragiono come lui, mio maestro di vita. Porto il suo verbo ovunque vada. Solo a casa incontro qualche resistenza, ma a casa ormai non parlo con nessuno. E giusto una volta ho tentennato, quella in cui un giornalista a caccia di un servizio stava organizzando di farci incontrare. Avrei dovuto fare domande io, al mito. Ma, figuriamoci, lo conosco già così bene. Ho dato la condizione che fosse lui a intervistare me e, chissà perché, l’opportunità è sfumata.

Essere diventato divo mi ha trasformato in un brand. Sono massmediologico e l’esibizione di me stesso, inserito nello show business, emerge sempre per i fan che mi cercano, mi tracciano per un contatto diretto. Fan, anche quando vorrei dargli di più devo trattenermi perché le soddisfazioni gli vanno dosate. Sono un “front man” che richiama il pubblico a partecipare al reality della sua vita, ultimamente allargata dal digitale mobile che mi hanno insegnato: necessario meccanismo del divo di successo. Bicipiti in forma è mio format, ma ultimamente si sono messi d’impegno perché io faccia uno sforzo e impari anche a parlare, mangiare, confrontarmi con altri divi. Un po’ fastidioso devo dire. In poco tempo sono diventato un “fenomeno” sfruttando la comunicazione diretta con il mio pubblico attraverso il blog: qualcuno si sfoga; altri hanno grandi sentimenti; molti mi offendono in maniera viscerale; in pochi hanno capito che sono il simbolo del nuovo spettacolo con sessualità indefinita. Hanno tutti voglia di entrare nella mia privacy perché io sono un tipo anche normale, mi piace guidare le Ferrari e vado alle feste con i Jeans e la camicia. Per scoprire ogni aspetto della mia vita mi provocano con interviste tipo quelle che fanno ai politici, ai nani e alle ballerine, dove è importante non incazzarsi mai e ridere sempre perché gli spettatori la capiscono la vita di un divo e la confrontano con la vita di un altro divo, per cui si forma un circuito di riferimento. Un po’ come dire che ci sosteniamo a vicenda. Appartengo alla categoria “divo-brand” quindi posso essere di moda, in salute, opinion leader, uno sportivo, fare musica, scrivere libri… posso permettermi specialisti, guru, amici furbi che mi aiutano a dire, fare, baciare. Sono uno costoso e non transitorio, non transigo perché ho capito che devo stare in continua mutazione, con memoria breve perché l’ultimo fatto, foto, pensiero, battito di ciglia è la cosa che più conta, il resto è già dimenticato. Quello che mi accade in questo momento, pubblicato nel mio blog personale, sostituisce il momento precedente ma ne crea uno di altrettanto simile e quando i fan non hanno niente di nuovo da leggere il mio staff lo inventa ad hoc. Sono molto bravi. Quello che mi preoccupa è che sono sempre di più i piccoli, medi e grandi divi e tutti vogliono essere o diventare un brand, se andiamo avanti così bisognerà costringere qualcuno a diventare fan, anche controvoglia.

Francesca Perinelli e Davide Lorenzon – Dicotomie resistenti n. 10
Disegno di Fabio Visintin

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