…Mannaggia. No, non a questo quarto comandamento.
Ma facciamo un passo indietro.
– Così, subito? D’emblée (o damblé, che dir si voglia)?
– Demone, non mi parlare francese. Sono molto sensibile, come Gomez con Morticia, te l’ho già detto.
– Ma siamo due razze geneticamente incompatibili!
– Meglio così per te.
Insomma, questa storia che sei sempre connesso. Non va bene, non va bene. Uno alla fermata dell’autobus apre Youtube e… E alla fine ieri per dormire ho preso un aiutino.
– Questo sarebbe un passo indietro?
– Hai ragione.
– (evvai!)
– È solo mezzo passo. Vado ancora un po’ più indietro.
– Racconta.
– È solo che sento ancora addosso una pesantezza, una sonnolenza…
– E dai, però. Hai iniziato tu. Racconta, forza.
– Non so, all’improvviso ho una sonnolenza che… farei ora ora un riposino.
<Thud>
– Attenta, scema narcolettica, che batti la testa! Ma guarda questa. E io ora resto qui senza sapere, nessuno mi dice niente, nessuno mi coinvolge nelle decisioni. Devo sapere sempre a cose fatte. Cosa ci sto a fare allora qui, io mi domando. Mah.
A dirla tutta io già le so le cose, è solo che mi piacerebbe che me ne parlasse lei. Oh, è chiusa che nemmeno una chiesa in un dì feriale. O una pigna verde che si tiene stretti i suoi pinoli. O un mitile lamellibranco morto prima di finire in padella. Davvero, pare tanto disinibita ma …Ah! Se queste righe potessero parlare. Neanche alle sue amiche le confida certe cose. Non è per niente social.
Che senso di solitudine. Quasi quasi…
– Demone chiama Capo, Demone chiama Capo. Rispondi Capo.
– Finalmente.
– Finalmente Capo, sì.
– Che cosa mi racconti oggi, demone?
– Eh, la questione si complica, come avevi previsto.
– Perché, sta dando segni di cedimento?
– Ha ceduto, altroché se ha già ceduto.
– Lo sapevo.
– Certo, tu sai sempre tutto, Capo.
– Però, nel suo caso… avrei scommesso che avrebbe resistito di più. La mia teoria, d’altronde, non fallisce mai.
– Capo, io non ho capito, ma se la tua teoria non fallisce mai, che bisogno c’è di provarla di nuovo ogni volta?
– C’è che ci prendo gusto a verificare. E poi, sfatiamolo questo mito che al mondo tutto sia nero o bianco. Che le donne siano solo sante o puttane. Eccetera.
– Capo, sono confuso.
– Ci credo, sei solo un demone piccolo piccolo.
– Ma crescerò…?
– Non credo.
– Ah. Va bene.
– Aggiornami, dunque, come sta andando?
– Caduta. Perduta.
– Ha seguito le istruzioni fino in fondo?
– Le manca tanto così.
– Benone.
– Capo. Però lei mi sta a cuore, capisci? Come finirà?
– Non me ne frega niente.
– Ma, come?
– Hai le lacrime agli occhi, non l’avrei mai detto, demone.
– Neanch’io. Sei un mostro senza cuore.
– ’Uscia via, stolido zingarello! Chi sei tu per parlarmi in questo modo? Adesso io ti…
– …Yaaaawn.
– Ti sei svegliata.
– Sei ancora qui?
– Sì. Fatti bei sogni?
– Demone, mi sembri alquanto strano oggi.
– Cara, vieni con me. Devo farti un discorsetto.
Casino Royale – Cose Difficili
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18 luglio 2012 alle 17:11 |
Chissà quanto profondamente è caduta, la protagonista. Chissà di chi è perduta. L’attesa logora l’animo sensibile…
Il Daimon, intrappolato, non può comandare la ragione. Ma il Capo non ha sempre ragione, e spesso prende le decisioni peggiori, quelle più infelici. Neppure il cuore ha sempre ragione, e spesso non prende decisioni. Non resta che sognare di fare un discorsetto con se stessi, meglio se a braccetto d’uno sconosciuto…
Molto belli i tuoi racconti!
Mariano
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18 luglio 2012 alle 17:20 |
Sono felice (in modo forse contorto, a volte parlo di infelicità) quando scrivo. Questi sono giorni sospesi che producono storie sospese. Se incontrano il gradimento di chi le legge, sono felice due volte.
Merci.
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