Dicotomia n. 23 – Vivere: Città / Provincia

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Il post originale è apparso su Cartaresistente il 2 agosto 2013

L’uomo ama talmente l’uomo che, quando fugge la città, è ancora per cercare la folla, cioè per rifare la città in campagna.
Charles Baudelaire, Il mio cuore messo a nudo, 1859-66 (postumo, 1887-1908)

Ci vediamo alle tre. Mantenere un impegno, arrivare puntuale, è un affare da poco, dirai. Non è vero, in città proprio niente è casuale. Ti dovrai impegnare a stimare a ritroso ogni tratto di strada, prevedendo un riposo, o una sosta (progettata o subita, che importa? Qui in città quel che conta è del tempo di scorta). Dove tutto è a ciascuna portata, ci si sposta da ovunque a ovunque, millimetricamente. Guida spericolata, evitando di finire a terra, come missili a lunga gittata governati da programmazioni, vere macchinazioni da guerra. Tu non eri così, ma una volta Leopardi e la siepe ti convinsero a uscire dal ghetto del verde che rende le cose distorte, porta a credere che nulla cambi, dal giorno che nasci fino alla tua morte. Mentre invece in città le teorie sono tante: di mattoni, vetrate, portoni, finestre, ambulanze, auto incolonnate. Sono vere infinite esistenze, altrettante credenze ed usanze, tante quante le stanze che dovrai superare per girare il pomello e varcare la soglia che cambia il destino, o che porti già un po’ più vicino a dove mi trovo, all’incontro che avevi con me. E tu che lo sai bene, e ci tieni, ti sei mosso per tempo: entri dentro la stanza e mi vedi, e ti vedo a mia volta. Ci vediamo alle tre.

Il mio giudizio su di te è un esame ai tuoi ritmi. Le tue Piazze scontatamente dedicate ai “Martiri della libertà” danno il senso del micro Cosmo che non dimentica, da cui si ripartono le vie per arrivare in altri luoghi e campagne mai abbandonate. Nei giorni di mercato, affollati bazar, attiri folle variopinte ed è sorprendente il numero delle carrozzine per strada con dentro bambini, superiore a qualsiasi altro posto che io conosca. Sei tu che fai stare bene? O sono i tuoi abitanti provenienti da più posti a far squadra che riproduce se stessa? Hai fatto dell’Oca, della Fragola, del Santo Protettore, una Festa, Sagra, Celebrazione popolare a cui non mancare, e del verde pubblico un baluardo a difesa dell’assunto che chi sta qui è in salute e ha quello che gli serve. Concetto che ribalta le sorti. Se mi permetti, guardandoti dall’alto al basso senza essere frainteso, quello che veramente si vede è il frazionamento del tutto con diversi e grassi personaggi che ti gestiscono quota parte. I tuoi ritmi lenti, svolti e ri-svolti con la metodica del “tanto ce né”, ti permette di approfittare del vantaggio che hai, convinti noi che bevuta alla tua fonte l’acqua sia migliore che in altri posti. Invece è solo illusione e tu lo sai Provincia, perché anche se immobile dimostri di saper rassicurare la nostra debole esistenza: di giorno, di sera, di Festa… e alle tre tutti dormono.

Francesca Perinelli e Davide Lorenzon – Dicotomie resistenti n. 23
Illustrazione di Fabio Visintin

 

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