Dicotomia n. 22 – Favole 3: Tartaruga / Lepre

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Il post originale è apparso su Cartaresistente il 19 luglio 2013

“[…] il più lento corridore non sarà mai raggiunto nella sua corsa dal più veloce. Infatti sarà necessario che l’inseguitore proceda fin là donde si è mosso il fuggitivo, quindi è necessario che il corridore più lento si trovi sempre un po’ più innanzi”
Paradosso di Achille e la Tartaruga, di Zenone di Elea, ne La Fisica di Aristotele (IV sec. a.C.)

Ogni tanto passo notti agitate, a volte dormo pochissimo. Ma so che fare. Resto racchiusa in me, se il clima è freddo, o mi spalanco al vento quando fa caldo. Cerco di immaginare, finché non mi addormento, perdendomi nel sogno. Anche stavolta, la notte precedente al nostro incontro, ho ripetuto l’esercizio. Con conseguenze davvero imprevedibili.
Tra le nebbie del dormiveglia, so di aver immaginato di rivedere te, mia lepre. Tu che mi sfuggi da sempre tra le dita. Tra le quattro pareti dove, in serata, avevamo appuntamento. Dove sarebbe finita subito, grazie ai tuoi ritmi forsennati, già.
Ma l’attesa era stata così lunga che ho scelto di spostare il sogno in un ristorante affollato, qualche periodo prima di chiuderci porte alle spalle. No, meglio ancora, ti ho traslato con me in un vicolo. All’imbrunire, dietro un portone, entro un androne oscuro. E, senza fretta, ti ho chiesto di aprirmi la corazza, toccarmi dentro, infrangere le mie difese. Che non è facile, e prende molto tempo. Ma è sopraggiunto un uomo di passaggio e ti sei innervosito, scattando ai blocchi di partenza.
Così, ho rallentato ancora, portandoci a sedere di nuovo uno di fronte all’altra per la cena. Dai calici sorseggiavamo un vino forte: per il torpore mi scivolava il tovagliolo dalle mani, poi tra le gambe. Lì ti fermavi, chinato per raccoglierlo, fin troppo a lungo per non rendermi conto che avresti concluso il mio sogno di lì a poco. Non era il momento quello, né era il luogo.
Risalivamo, colmi di desideri inesauditi, in ascensore, verso la meta del nostro appuntamento. Bloccavo la risalita, infida. E poi, e poi. E poi.
Da un tempo che non so quantificare, la notte estiva scorre, inusitatamente lunga, e lo so. So bene che così, di rimando in rimando, non mi risveglierò dal sogno. So anche che, alla fine, non ci incontreremo più.

La velocità è agitazione, eccitazione, precisione, questi sono concetti che non puoi togliere di mezzo con il sentimento che è lento. La velocità ti tiene sul filo, è esagerata, ti rende euforico, trasgressivo e dinamico, tutto nella velocità tende all’obiettivo da raggiungere, un traguardo da superare in fretta. Se usi il corpo senza altro design o tecnologia supplementare per “spararti” su quello che desideri, devi essere flessuoso e agile, devi avere potenza non fine a se stessa ma ben articolata. Nella velocità il sogno si amalgama con la realtà e il risultato è la tua fisicità da contenere perché sei mille cose in una. A volte capita che l’obiettivo sia difficile da conquistare perché contenuto in se stesso, protetto dalle avversità del Mondo e in questo modo è sopravvissuto a lungo. Dentro al guscio difensivo tu sai che c’è del morbido, c’è del caldo, c’è del coincidente, insomma c’è quello che desideri per calmare, almeno per un attimo, la tua veloce agitazione. Impossessarsi di questo “morbido” per noi scattanti amanti è il grande tormento: avere quello che già immagini ma non puoi averlo subito. Quindi corri quando non dovresti, ti agiti quando non ne hai bisogno, esageri quando non devi, sei in sostanza fuori tempo e per questo il guscio non si apre e nel “caldo coincidente” non entri. Provi mille e mille modi strategici per superare le corazze protettive ma queste non cedono, sono dure e sbavi in erezione al solo pensiero di farle crollare. Finisci spesso sfinito e ti rendi conto che non fa per te, dovresti correre con chi corre e non rincorrere chi vuole essere spogliato con calma. Sei dunque pronto a rinunciare al lento e calmo intercedere del destino che inventa occasioni che vorresti veloci. E poi, e poi alla fine ti convinci che si, più avanti ci sarà dell’altro e in fretta devi raggiungerlo.

Francesca Perinelli e Davide Lorenzon – Dicotomie resistenti n. 22
Illustrazione di Fabio Visintin

 

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Una Risposta to “Dicotomia n. 22 – Favole 3: Tartaruga / Lepre”

  1. newwhitebear Says:

    l’inno alla lentezza e quello alla velocità.

    "Mi piace"

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