Dicotomia n. 32 – Favole 5: Cenerentola / il Principe

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Il post originale è apparso su Cartaresistente il 25 ottobre 2013

 

“È vero, principe, che lei una volta ha detto che la ‘bellezza’ salverà il mondo? State a sentire, signori,” esclamò con voce stentorea, rivolgendosi a tutti, “il principe sostiene che il mondo sarà salvato dalla bellezza! E io sostengo che questi pensieri gioiosi gli vengono in testa perché è innamorato. Signori, il principe è innamorato […] Ma quale bellezza salverà il mondo?…”
(Fëdor Dostoevskij, L’idiota, 1869)

Mi avevano tagliato i capelli per via dei pidocchi. Tagliato i vestiti perché troppo abbondanti. In fondo a quel bordello clandestino ho imparato a mandar giù l’ininghiottibile. Tatuata, marchiata a fuoco perché non lo scordassi, di avere un padrone. Accerchiata da sorelle degradate e infami. Mi hanno calpestata, non ho più un osso sano in corpo. Mi hanno incatenata. Catene sia di ferro che di carne, che di pressione assurda sulle tempie. Mi hanno appesantito i sogni di improperi e favole allo stesso tempo, perché non li potessi più sognare da me sola. Infine, dopo due anni infernali di gavetta, mi sono guadagnata un letto personale. Un conto in banca, misero, ma mio. Ora ho ripreso l’immagine, l’involucro vuoto di ciò che definivo me, una volta. Oggi il mio capitale è il corpo, mia sola cura e dedizione estrema. A lui devolvo i brevi pomeriggi, appena sveglia dall’incubo ininterrotto delle mie notti bianche. Liscio la pelle di creme e la sfioro di profumi, trovo l’acconciatura giusta per il vestito, sperpero denaro altrui in boutique di lusso. E torno al chiuso della stanza a regalare lussuria, ma sempre a pagamento. La porta aperta è bocca e invito ad assaggiare il vizio, lo scendiletto è lingua, è gola la scivolosità delle lenzuola. È gusto pieno e ricco la voce, solo la voce di lui, che è l’ultimo di turno. Un uomo fatto d’aria. Questo fantasma si solleva respirando, lo devo trattenere perché non voli via. È tutto spiritualità, per lui un incontro carnale è un sogno quasi impossibile da realizzare. Gli parlo piano, lo convinco che lui, e solo lui è il mio principe. Lo calmo utilizzando tutte le mie arti e solo quando sono sfinita viene a me con gli occhi spalancati. Lo sento appena addosso, descrive la sua posizione lo spostamento d’aria. Come lo afferro, lo inghiotto in un respiro e, mentre lo conquisto, non so spiegarlo ma ne resto inesorabilmente conquistata.

Nobile anche di testa, l’ho imparato osservando questa ricca famiglia che mi ha dato i natali e Nobile nell’animo, l’ho imparato dal mio Padre confessore persona splendida e vocata alla spiritualità. Le ho provate tutte, sessualmente intendo, prima di arrivare a convincermi che il godimento più grande è l’astinenza, la castità, un traguardo di purezza rarissimo soprattutto per gente del mio rango e con le mie possibilità. Castità giunta dopo aver provato toccamenti omosessuali puerili, leccatine e bacetti adolescenti agli orifizi aperti di molte donne, aver preso sonno e latte da minorenne con femmine incinte, e poi frustate adulte, sacrifici e dolore intenso di spilli conficcati e scarificazioni nelle parti intime girando il Mondo. Al buio senza sapere dove ti trovi e con chi lo stai facendo e cosa ti sta facendo e poi l’inferno e la lenta risalita per tornare Principe di nome e di fatto, soprattutto d’anima. Leggero! E poi lei incontrata in un negozio di scarpe, mentre cercava ne tacco ne punta, mentre si aggiustava i lunghi capelli biondi sul lungo e candido collo, lei vestita composta e dai modi gentili mentre arrossiva e chiedeva scusa alla commessa, entrambi in mezzo alle mille scatole aperte dall’indecisione. Ho visto la mia castità fermarsi in equilibrio su di lei, una cosa così pesante da schiacciarmi mentre lei la reggeva e l’ho corteggiata e avuta non senza difficoltà, passando dall’intesa con il mio Padre spirituale e sopra la malignità delle sue sorelle. Ora nell’intimo del nostro vivere lei mi fa riprovare tutto quello che ho già sessualmente provato, lei era tutto tranne che candida e non lo sapevo… ma non è più un inferno ma il paradiso dei principi.

Francesca Perinelli e Davide Lorenzon – Dicotomie resistenti n. 32
Illustrazione di Fabio Visintin

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