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Pablo Echaurren – Controstoria dell’arte. Ed. Gallucci, 2012
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Dunque i fatti andarono suppergiù così. Nel 1921 una delegazione di compagni italiani si recò a Mosca per l’Internazionale Comunista e qui si incontrò con il Commissario del Popolo Anatolij Lunaciarskij che tra il lusco e il brusco chiese loro notizie di Marinetti. Apriti cielo, quelli della delegazione sbiancorno, si sentirono vacillare la terra sotto i piedi. “Ma come, Marinetti? Quello è un fascista sansepolcrista antemarcia”, e infatti ancora non c’era stata la marcia su Roma.
Insomma se ne tornarono a casuccia loro tutti confusi e sbarellati e subito si fiondarono a chiedere lumi al Grandecapo. E Gramsci glieli fornì, i santi lumi, su un vassoio d’argento, scrivendo l’articolo* più significativo ed esplicativo che sia mai stato scritto e pubblicato sul Futurismo nostrale. […]
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Los Futuristas
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Cos’altro fu il punk se non il diritto a suonare come ci pare, stonando e tuttoquanto? E i Ramones in questo furono i campioni, gli iniziatori e i detonatori. […] Guardateli sulla copertina del loro primo LP o su quella di Rocket to Russia, non sembrano Marinetti & Co in trasferta a Parigi? L’icona è quella stessa, quattro tizi in bianco e nero messi in fila spalla a spalla davanti a un muro neutro. Un classico gruppo rock, tanto i Ramones quanto i Los Futuristas.
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*) A. Gramsci, Socialismo e fascismo. L’Ordine Nuovo (1921-1922), Einaudi, Torino 1966
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