Posts Tagged ‘Recitazione’

Dicotomia n. 33 – Recitazione: Comica / Tragica

14 settembre 2018

Il post originale è apparso su Cartaresistente l’8 novembre 2013

Preferii restare pazzo e vivere con la più lucida coscienza la mia pazzia […] questo che è per me la caricatura, evidente e volontaria, di quest’altra mascherata, continua, d’ogni minuto, di cui siamo i pagliacci involontarii quando senza saperlo ci mascheriamo di ciò che ci par d’essere […]
(Luigi Pirandello, Enrico IV, 1922)

Lei alzava la battuta, lui schiacciava. Lei solleticava, lui inanellava una sequela di starnuti. Erano professionisti della recitazione. Il duo aveva sempre funzionato: il pubblico rideva e le casse erano piene. Finché lui disse “Voglio votarmi al tragico, non mi scocciare più”. Se non potrò scocciarti, ti incollerò lo stesso, concluse lei, per niente preoccupata. Sera dopo sera lo aiutava e arrotolava stretto, per farlo somigliare a quella Mummia di cui era protagonista in scena. Ben cinquantotto repliche ci vollero, per giungere alla volta del finale magico. Stette cinquantasette volte di nascosto tra la gente, seno schiacciato dentro un busto rigido, scarpe portate lunghe e con la zeppa, e abito da uomo. Due baffi, identici a quelli di lui, sul labbro superiore, occhiali spessi, cappello sulla testa e mani nelle tasche. Non era forse Groucho? Replica cinquantotto: le bende erano spalmate di ceretta. Lui neanche se ne accorse mentre veniva avvolto, tanto si era assuefatto alle sue mani addosso. Conclusosi il drammatico finale, il pubblico piangeva, piangeva il botteghino per le casse magre, piangeva lei dal ridere. Pensando a quando lui, al seguito dell’ultimo richiamo sul proscenio, avrebbe alzato di scatto le bende, depilandosi. Ma, invece che il sipario, si alzò un grido dolente dalla quinta (il giropetto della protagonista? Sembrava suo il “Dooo” – o era stato un “Nooo” da voce raffreddata?). Adesso, pensò lei, si scosterà il sipario e apparirà lui contrito, o meglio, riconvertito al comico. Chissà. E apparve infatti lui, sempre mummificato, tenendo tra le braccia l’attrice principale. Pareva proprio morta, la sgualdrina (girava voce che fossero amanti, benché fosse sposata, e lo sguardo di lui lo confermava). Non era quella scena che attendeva. Adesso, licenziato Groucho, sotto i baffoni neri rimase un malinconico Charlot.

Sposati da tempo, per cui il fatto che lei gli avesse urlato la parola “fallito” per 58 volte in poco meno di mezz’ora a lui non pesò così tanto. Litigavano spesso ma questa volta sembrava davvero una cosa seria. Lui di solito la lasciava sfogare, stringeva i denti cercando di non esagerare con le parole, i gesti, i pensieri… ma adesso era proprio in crisi, sia fisica che mentale. Da professionista dei palcoscenici la immaginava come a lui piaceva per salvarla dentro alla sua testa, la pensava vestita bene, gentile, armoniosa, affettuosa a letto, tutte riflessioni positive per contrastare questa iena ringhiante che aveva di fronte. Ma niente, questa volta il giochetto psicologico non serviva e lei continuava ad aggredirlo con le parole. Lui cercò di andarsene ma lei lo trattenne per un braccio, lo strattonò portandolo ancora nella posizione da cui si era mosso e gli si avvicinò ancora di più al viso urlando. Lui e lei avevano 58 anni, ma lei nonostante l’età gestiva benissimo tre amanti molto più giovani. Lui non sapeva, ingenuamente pensava che dopo una vita spesa insieme le cose fossero ormai stabili e immutabili. Mentre lei continuava a urlargli piccole mancanze che sembravano una disgrazia divina, lui rispose al telefono che suonava da un pò, lo fece così, quasi d’istinto. Una voce maschile dall’altra parte chiese di lei e lui gentilmente gli passò la cornetta, la guardò prendere il telefono con rabbia feroce e con altrettanta ferocia rispondere a una domanda: “no, non è oggi il tuo turno per scopare è domani, coglione!” e sbatté giù il telefono. La rabbia che la invadeva non l’aveva fatta ragionare, se ne rese conto ma ormai era tardi e non era un film. Lui cominciò a ridere, ridere, ridere, non riusciva a fermarsi mentre lei, ormai nel panico mentale, si era fermata non sapendo cosa dire e neanche cosa fare. Lui fece uno sforzo così grande nel ridere che il suo cuore si fermò di colpo e stramazzò li, nel salotto di casa. Lei morì in un film 58 giorni dopo, uccisa da un giovane attore marocchino con cui aveva recitato una scena di sesso. Il copione diceva che doveva dargli del “coglione” ridendo, insopportabile appellativo detto da una donna ad un Mussulmano.

Francesca Perinelli e Davide Lorenzon – Dicotomie resistenti n. 33
Illustrazione di Fabio Visintin